La scrittura: contenuti “visivi”

color arancione
diari, agende e fogli volanti …

Il segno grafico, espressione di un simbolo interiore, ci porta a comprendere come la Grafologia si ponga quale obiettivo principale, quello di esplorare peculiarità e potenzialità di un individuo, indipendentemente dal contenuto dello scritto prodotto; alla luce però, di sempre più recenti studi in ambito scientifico, atti a rilevare e dimostrare come alla scrittura manuale sottenda sempre un legame profondo tra i concetti espressi  ed abilità cognitive, è facile approdare alla conclusione che non sia importante solo cosa scriviamo, ma anche come lo facciamo.

A suffragare tale postulato, ci vengono in aiuto le menti fertili di autori di un tempo, letterati, filosofi, grandi pensatori, che non potendo sfruttare i vantaggi di una tecnologia al servizio della rapidità, affidavano idee, pensieri e sapere esclusivamente alla loro penna;  la scrittura manuale favorisce il generare idee, generare intuizioni, migliorare i processi riflessivi e di comprensione, aumentare le potenzialità della memoria.

In merito chi scrisse cosa?

Non è possibile riportare alla luce le infinite testimonianze del passato in merito “allo scrivere”, alla  valenza del gesto più evoluto e raffinato che la mano dell’uomo abbia mai imparato a compiere, rendendolo indispensabile alla storia evolutiva del genere umano stesso; ma è sicuramente interessante rispolverare “pensieri illuminanti” sull’argomento ed alcuni di questi vorrei condividerli in questo breve articolo, proprio per porre l’accento su come sia impossibile estrapolare completamente il concetto di “contenuto” dal  concetto “forma visiva”.

Francesco Petrarca “… non c’è cosa che pesi meno della penna, non v’è cosa più lieta; gli altri piaceri son effimeri e dilettando recano danno; la penna dà gioia sia nel prenderla, sia nel deporla …”

Simon de Beauvoir “… scrivere pertanto, è un’attività complessa, è insieme preferire l’immaginario e voler comunicare; in queste due scelte si manifestano tendenze assai diverse e a prima vista contrastanti …”

Sensibili valutazioni mi portano a formulare questa tesi: lo stile scrittorio riflette sempre lo stile grafico; ad esempio un testo contenuto, sintetico, essenziale, si accompagna quasi sicuramente ad una grafia altrettanto semplificata  e parca; alla produzione di scritti più elaborati  e copiosi, si potrà affiancare una grafia presumibilmente concentrata e minuta, frutto da una necessaria capacità di concentrazione di pensiero.

Oggi i nostri scritti sono affidati al supporto tecnologico e risulta pertanto impossibile comprendere quale stato d’animo abbia condotto alla formulazione di un pensiero: scrivere non è solo un atto motorio conclusivo di un processo ma è anche e soprattutto il prodotto di un moto dell’animo.

“ … preferisco pensare alla scrittura come ad una testimonianza, un gesto d’affetto nei riguardi di una memoria che se ne va e muore anzitempo, un’esperienza che ti fa cambiare l’angolo dello sguardo, un arricchimento di prospettive, accompagnata forse da un infantile desiderio di seduzione; ma fuori dai canoni, dentro le allegre invenzioni di una mente inquieta … “ Dacia Maraini

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