Il mistero delle tracce

tracce grafiche
dietro ogni traccia grafica si cela il mistero di un’emozione

Il mistero delle tracce

Ogni processo di comunicazione implica l’emissione e la ricezione di segni, cioè variazioni di energia di qualsiasi genere, che denotano ben altro che la propria esistenza; la comunicazione umana richiede quindi, apparati di emissione e di ricezione controllati direttamente dalla volontà: il segno vuole dire qualcosa, non si accontenta di dire semplicemente qualcosa.

La scrittura è un misterioso linguaggio di tracce.

Nel mondo attuale l’ignoranza completa di una qualsiasi forma di scrittura è un fenomeno assai raro; la scrittura è presente quasi dovunque e tutte le culture e civiltà sono più o meno consapevoli della funzione di tali segni, anche se non sempre decifrabili.

Il concetto di comunicazione scritta è sempre stato affrontato in modo piuttosto parziale, il più delle volte anche marginale e partendo da presupposti metodologici diversi; nelle ricerche ora domina la linguistica, ora la psicopedagogia, ora la sociologia dei mezzi di comunicazione; vi si trovano implicate discipline lontanissime fra loro, come l’economia, l’etnologia e la psicanalisi.

L’impiego del sistema di tracce per la trascrizione del linguaggio orale è rimasto per lungo tempo un segreto gelosamente custodito dai chierici, coloro che avevano il compito di conservare l’eredità culturale della comunità e di mantenerla al riparo dalle pressioni che potevano esercitare su di essa le inquietudini della vita collettiva. Situazione che corrisponde abbastanza bene a uno stadio tribale dell’evoluzione sociale, in cui si introduce una suddivisione culturale tra coloro che sanno leggere e scrivere e gli analfabeti.

Il costituirsi di unità politiche più vaste, ha reso indispensabile, anche per ragioni economiche e tecniche, l’uso di un mezzo di comunicazione capace di trascendere la dimensione del “gruppo”; è stato così necessario democratizzare la pratica della scrittura, vale a dire estenderla al demos (la maggior parte della società), che da quel momento si servirà sempre della comunicazione scritta per regolare il funzionamento della società.

Il demos si è “difeso” utilizzando l’antica struttura dei chierici, in modo da assicurare un pieno uso della comunicazione scritta a un gruppo più vasto e più aperto, ma strettamente caratterizzato da una struttura elitaria, in cui la comunicazione scritta in quanto tale fosse organizzata all’interno di uno strato sociale ben determinato (i letterati e gli intellettuali) cui veniva delegata la funzione culturale.

Gli uomini sono capaci e desiderosi di comunicare con i loro simili, attraverso il rapporto appassionante della scrittura.

Pare si possa affermare che l’andamento generale della storia della scrittura vada dalla traccia rappresentativa di un significato, dove non si ha ancora saldatura con il linguaggio orale, verso la traccia rappresentativa di una parola (logografia), per passare poi, attraverso la tappa della traccia rappresentativa di una sillaba, alla traccia rappresentativa di un fonema (fonografia) e finire alla traccia rappresentativa degli elementi costitutivi del fonema stesso (alfabeto).

Fonte: “Scrittura e comunicazione” di Robert Escarpit

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