Il distanziamento che “ci tocca”

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Ai microfoni di zerozeronews.it

“Lontani ma non troppo, quando tutto sarà finito, voglio poterti riconoscere”!

Il distanziamento che ci “tocca”: sembra una contraddizione in termini ma è la realtà in cui ci troviamo immersi da ormai parecchi mesi; l’imperativo è restare fisicamente lontani e bandire l’uso delle mani nell’istintiva ricerca del contatto; ma sarà uno spazio asettico a salvarci?

In fondo è insito nella natura umana cercare di alleviare l’angoscia dietro cui si nasconde l’infantile paura di essere “mangiati”, lo abbiamo imparato dalle favole, dalla balena di Pinocchio, dal lupo di Cappuccetto Rosso … la fine peggiore termina sempre tra le fauci di qualcuno e quindi prendere le distanze da un pericolo imminente per la vita, è qualcosa che abbiamo introiettato sin dall’infanzia e a cui forse non abbiamo opposto una particolare resistenza proprio perché già stratificato tra le nostre antiche memorie.

Il tema dell’ isola-mento (mi piace vivisezionare le parole) a me risuona come qualcosa di salvifico; quando tutto ormai sembra andare per il peggio, le re-azioni possono essere di opposta natura, o improvvisamente gli eventi paiono non riguardarci più o ci sentiamo chiamati a risolvere l’impossibile; personalmente ho deciso che la mia isola fosse felice, ho guardato l’orizzonte con la prospettiva del naufrago in cerca di un orientamento funzionale alla sopravvivenza e con questa metafora sotto braccio, mi sono soffermata ad osservare chi non ce l’ha fatta a raggiungere la riva, chi ha superato il naufragio, chi ha trovato in sé risorse che non pensava possedere, chi ha deciso di seminarvi o costruirvi qualcosa di nuovo … sempre con il mio solito distacco, come da protocollo, sempre un po’ cinica, ancora un po’ più egoista … ma dall’isola-mento siete sicuri di voler tornare?

Quando c’è qualcuno ad aspettarci, è spesso l’epilogo migliore, però ricordate che imparare a convivere con noi stessi è stato utile, confrontarsi con la solitudine è stata una lezione super importante, rivalutare il peso della presenza degli altri è stato un esercizio difficoltoso ma proficuo. Il post pandemia è presumibilmente quasi alle porte e tutti ci stiamo interrogando su come sarà il nostro “day after” soprattutto per quanto riguarda le nostre relazioni; personalmente non penso muteranno nella loro essenza, forse chi già non lo era prima avrà imparato oggi ad essere un po’ più selettivo, a sacrificare il superfluo, a limitare la compagnia dell’inutile … Per me l’importante, sarà recuperare il piacere di indossare un bel rossetto su un sorriso mai perso ma “offeso” da una utile impersonale mascherina, per me sarà ancora una volta:

“lontani ma non troppo, quando tutto sarà finito voglio poterti riconoscere” .

Intervista rilasciata a @zerozeronews.it

Silvana Piatti Grafologa A.G.P. Consulente in Psicologia della Scrittura – Esperta in discipline Grafologiche